
La storia della dea che ha dato nome al concetto di igiene
Ecco perché il concetto di igiene ha preso nome proprio da lei!
Tra le varie figlie di Asclepio è interessante ricordare Panacea, il cui nome oggi indica quei rimedi che erano considerati efficaci contro tutti i mali, e Iaso, personificazione della guarigione stessa.
Attorno ad Igea si sviluppò un’iconografia molto specifica e riconoscibile: la dea era rappresentata come una giovane donna che disseta dalla coppa che tiene in mano un serpente che le avvolge il braccio. Ancora una volta non manca un collegamento con il padre Asclepio, anche lui raffigurato con un serpente che si attorciglia lungo il bastone al quale si sorregge – per altro divenuto oggi simbolo internazionale del soccorso medico.
Perché proprio il serpente? La religione cristiana ha indubbiamente contribuito alla sua reputazione negativa, tuttavia nell’antichità era considerato metafora di trasformazione e rinnovamento continuo, quindi di eternità.
Igea trovò spazio anche nella mitologia romana che, però, ne declinò il culto in ben due figure: Valetudo, dea della salute personale, e Salus, dea della salute pubblica, della quale era stata eretta una statua nel Tempio della Concordia a Roma. Quest'ultima assunse così tanto rilievo che, a partire dal 11 a.C., l’imperatore Ottaviano Augusto decise che ogni 30 marzo si sarebbe celebrata in tutto l’Impero la Salus Publica Populi Romani, ovvero la Salute pubblica del popolo romano.
Non tutti sapranno, infine, che l’originario “Giuramento di Ippocrate”, il codice etico di riferimento per la professione medica, inizia citando proprio Igea e la sua famiglia: «Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto».