Il “Trittico Portinari” di Hugo van der Goes

Da Santa Maria Nuova agli Uffizi

Ultimo aggiornamento: 18/11/2021 13:04

Una delle più importanti opere d’arte fiamminga giunte in Italia era collocata nella chiesa dell’Ospedale di Santa Maria Nuova. Parliamo del celeberrimo “Trittico Portinari” di Hugo van der Goes, un’imponente pala d’altare  (due metri e mezzo per sei!) raffigurante il tema "dell’adorazione dei pastori”.

Chiunque abbia  visitato la Galleria degli Uffizi non può non aver ammirato quest’opera perché, prima della recente sistemazione delle sale dedicate a Botticelli, il dipinto faceva bella mostra di sé, proprio davanti alla celebre “Primavera”.

Il “Trittico” ebbe il merito di introdurre i dettami dell’arte fiamminga a Firenze, attraverso i grandi artisti che lo ammirarono e ne presero spunto, influenzando l’arte italiana successiva. Botticelli, Ghirlandaio, Leonardo: sono solo alcuni dei maestri che frequentarono l’Ospedale di Santa Maria Nuova e poterono ammirarla sull’altare della Chiesa di S. Egidio. Anche l’arrivo del dipinto a  Firenze fu “dirompente”: si racconta che fu trasportato via mare fino in Sicilia, poi a Pisa e da Pisa risalì l’Arno fino a Firenze. Quando i fiorentini poterono ammirarlo, rimasero a bocca aperta  tanto era diverso il modo di dipingere dei pittori “del Nord” rispetto ai “nostri”: diversissima l’estetica dei personaggi, limpidissimo il paesaggio grazie alla perizia nell’utilizzo della “pittura ad olio”.

Ma come è finito questo capolavoro nell’Ospedale di Santa Maria Nuova? Grazie a Tommaso Portinari, discendente di quel Folco Portinari, che aveva fondato l’Ospedale nel 1288. Tommaso continuava  ad esercitare il mestiere del suo antenato – il banchiere – lavorando per il Banco dei Medici a Bruges. In questo modo, entrò a stretto contatto con la società fiamminga e  fece realizzare dai pittori locali alcuni capolavori per “l’Ospedale di famiglia”. Certo, forse non avrebbe mai immaginato né  di fare da  “talent scout” all’arte fiamminga  a Firenze né di finire ritratto su gran parte dei nostri manuali scolastici di Storia dell’Arte.  Di certo seppe coniugare ricchezza, raffinatezza  e un gusto sopraffino che ha regalato a Firenze un altro dei suoi capolavori.

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