La nevrosi tra medicina e letteratura

di Edwige Comoy Fusaro

Ultimo aggiornamento: 2/07/2016 11:56
Dagli anni del trionfo del pensiero positivista agli esordi del Novecento le patologie nevrotiche pervadono la narrativa italiana, investendo le opere di Tarchetti, Verga, D’Annunzio, Fogazzaro, De Roberto, Pirandello, Tozzi, Borgese e tanti altri, fuoriuscendo dai campi specialistici della scienza sperimentale. Non a caso l’Ottocento è stato considerato “il secolo della nevrosi”: di là dalla nascita e dai progressi della psichiatria, la nevrosi assurge progressivamente a simbolo del disagio dell’individuo e della collettività, il che spiega come essa diventi oggetto di indagine da parte della scienza quanto della letteratura.
Edwige Comoy Fusaro propone, con questo libro, una ricerca articolata e di ampio respiro, collocando la sua indagine in un vasto contesto culturale, scientifico, filosofico, nel quale assume particolare rilievo per la cultura italiana il fondante interscambio con la coeva cultura psichiatrica francese. Il dialogo, continuo e fecondo, tra scienza e letteratura, apre il cammino a una medicalizzazione della narrativa e, contemporaneamente, a una “letterarizzazione” dei discorsi medici. Dalla rivalità, – sottintesa o esibita –, tra uomini di scienza e letterati, nasce un’eccezionale fioritura di casi clinici, talora assai perturbanti, di cui il presente libro propone una ricca e variegata tassonomia.
L’autrice offre al lettore, con un linguaggio chiaro e severo, una ricerca scientifica rigorosa e dettagliata, il cui valore si misura con la sua duplice condizione: da un lato il libro è un punto d’arrivo, per l’indubbia originalità dell’indagine e dei risultati; dall’altro è un punto di partenza per la grande quantità di ipotesi, suggerimenti e proposte in grado di aprire un dibattito culturale tra gli studiosi.
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