Inaugurazione alla presenza dell’Assessore Saccardi
Con il restauro dei due quadri “Madonna che offre il bambino a Sant’Antonio da Padova con i Santi Francesco e Niccolò Vescovo con Bambino e Santi” (XVII sec.) e “La probatica piscina” (XVI sec.), la Chiesa di Sant’Egidio torna ad essere al centro della vita dell’antichissimo ospedale che, nel frattempo, ha assunto sempre più anche il volto di un importante museo.
Il primo dipinto di grandi dimensioni (m.2,60 x m.3,90) “Madonna che offre il bambino a Sant’Antonio da Padova con i Santi Francesco e Niccolò Vescovo con Bambino e Santi” collocato sul primo altare di destra della Chiesa e commissionato dallo Spedalingo Ludovico Serristori, è stato realizzato da Felice Ficherelli detto “Il Riposo” tra il 1654 e il 1657. Il lavoro di restauro, per una durata complessiva di tre mesi (dal mese di aprile al mense di luglio 2018), è stato condotto dalle mani esperte di tre restauratori fiorentini Miriam Fiocca Marina Vincenti e Lorenzo Conti ed oltre a svelare le qualità stilistiche e cromatiche del dipinto, è stata anche un’occasione per riflettere sui contenuti iconografici e religiosi dell’opera da parte dello storico d’arte direttore dei lavori Claudio Paolini, funzionario della Soprintendenza, presente all’inaugurazione. Di particolare interesse la scoperta dell’iniziale “F”dell’artista Ficherelli apposta sopra il libro tenuto in mano da San Nicola.
Il secondo dipinto “La probatica piscina” (m.4,20x 2,90) realizzato dall’artista Giovan Battista Paggi ed inserito in una maestosa cornice intagliata e dorata con baccellature a lunetta e rosoni centrali, è posto sul secondo altare di destra della Chiesa di Sant’Egidio. L’opera risulta datata 1592 ed attribuita all’artista grazie ad una iscrizione lapidea presente al di sotto dell’altare in cui lo Spedalingo Giovan Battista del Milanese, Vescovo di Marsi che ne attesta la committenza in quell’anno. Il dipinto raffigura un episodio del Vangelo di Giovanni in cui Gesù opera il miracolo del paralitico nella piscina di Betzaetà. Il dipinto ha subito diversi interventi di restauro e grazie a quest’ultimo è stato possibile recuperare una tavolozza pittorica ricca di sfumature cromatiche e giochi di luce, oltre a particolari narrativi dell’immagine raffigurata. Anche in questo caso è interessante sottolineare il recupero della firma per esteso dell’artista “Paggi genovese”, prima oscurata dalle stratificazioni di sporco, oltre alla data di avvenuta conclusione dell’opera (1593). Il restauro è stato effettuato dall’impresa “Restauro dipinti studio 4 srl” e condotto dai restauratori Daniele Ciappi, Valeria Cocchetti e Lauro Pepicello
L’intervento su quest’ultimo dipinto è stato anche inserito nel programma del Convegno IGIIC (Gruppo Italiano International Institute for Conservation) dal titolo:”Effetto tempo: riflessioni e studi applicati al mutamento dei materiali e conseguenze sul restauro” evidenziando come un lavoro di restauro oltre al recupero di un bene culturale può fare da volano a nuove prospettive culturali.
Si ricorda che oltre agli interventi su questi due dipinti è tuttora in restauro il crocifisso in cartapesta attribuito a Giambologna (rientro dell’opera previsto a giugno 2019) ed è in fase di completamento il restauro degli affreschi del soffitto della Chiesa. Il 2019 vedrà anche il restauro degli altri due dipinti di grandi dimensioni (Volterrano e Allori) presenti in Chiesa e per i quali la Fondazione ha già raccolto i fondi a sostegno.