I segreti svelati delle “vasche di Leonardo”

Un nuovo studio cerca di far luce sul “tesoro nascosto” nel sottosuolo dell’Ospedale

Ultimo aggiornamento: 17/04/2023 10:13

Tre grandi contenitori in pietra arenaria serena scolpita in blocco unico, lunghi da 3 a 4,60 metri e profondi poco meno di uno, che da anni affascinano studiosi e curiosi da tutto il mondo.

Non solo la tv nazionale, ma anche documentari e trasmissioni straniere hanno dedicato ampio spazio filmando il prezioso "tesoro nascosto" conservato nel sottosuolo dell'Ospedale, attratti dalla suggestiva storia che le stesse sarebbero state utilizzate da Leonardo da Vinci per dissezionare i cadaveri ai fini dei propri studi anatomici, da cui l'appellativo "vasche di Leonardo".

E se effettivamente il grande eclettico scienziato ed artista condusse per 6 anni i propri studi presso Santa Maria Nuova (fra il 1502 e il 1508), arriva oggi uno studio curato da Esther Diana che sfata la leggenda leonardesca legata ai tre manufatti lapidei. Un suggestivo racconto, alimentato sicuramente dall'assenza di fonti documentarie che ne precisassero l'effettivo utilizzo.

Le vasche di Leonardo tra realtà e ipotesi, edito da Polistampa, ci offre invece oggi, attraverso i risultati di riscontri archivisti e analisi scientifiche, nuovi scenari, nuove strade interpretatite che possano meglio chiarire non solo le loro origini, certamente anteriori all'epoca leonardesca, ma anche avanzare ipotesi più concrete legate alle loro possibile funzione.

Le idee avanzate protenderebbero verso un utilizzo manufatturiero, riconnettendone l'uso a vasche da tinta, destinate alla lavorazione della lana, attività particolarmente viva nel quartiere circostante Santa Maria Nuova dove era possibile trovare molte botteghe afferenti all'Arte della Lana, o le descriverebbero come depositi di derrate alimentari.

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