Una panacea contro tutti i mali: la teriaca

La ricetta del medicinale più leggendario (e inefficace) della storia della medicina

Ultimo aggiornamento: 3/07/2023 09:46

Non se ne conosce bene l’origine, ma si sa con certezza che fu utilizzata fino agli inizi del XX secolo: stiamo parlando della teriaca, un antiveleno considerato così miracoloso da essere impiegato contro varie patologie e capace di rinvigorire ed allungare la vita. Nel corso dei secoli è stato impiegato contro l’avvelenamento in primis, ma anche contro la peste e contro il fantomatico soffocamento dell’utero, per alleviare i disturbi della milza, della testa e dell’udito; addirittura per conciliare il sonno.  

La teriaca ha un’origine antichissima ma oscura, quindi si tende ad identificarne la creazione con la storia del mitico re del Ponto, Mitridate VI (132 a.C. – 63 a.C.): terrorizzato di morire avvelenato, fece creare al suo medico Crateva un farmaco, da prendere in piccole dosi ogni giorno, che lo rendesse immune al veleno. La nascita della teriaca che conosciamo oggi, avviene circa un secolo dopo per mano di Andromaco il Vecchio, medico dell’imperatore Nerone, che aggiungerà all’antica ricetta un elemento da allora fondamentale: la carne di vipera! Successivamente anche Claudio Galeno suggerirà a Marco Aurelio di assumerla quotidianamente. 

Nel 1498 la teriaca appare anche nel Ricettario Fiorentino e, intanto, diventa sempre più famosa e diffusa. In che modo veniva realizzata? La preparazione non è univoca, a causa delle varie ricette e delle tradizioni farmacologiche che sono state elaborate nel corso dei secoli. Nella maggior parte delle ricette gli ingredienti sono suddivisi in sei compartimenti (alcuni dei quali prevedono fino a 60 ingredienti), di cui i primi due sono sempre “trocisci di scilla”, pianta della famiglia delle Asparagacee, e “trocisci di vipera”. Dopodiché ogni ricetta spazia aggiungendo delle spezie anziché delle altre: incenso, pepe nero, cime di iperico, zenzero, mirra o addirittura liquirizia! Una volta pestati tutti gli ingredienti delle sei componenti, vengono uniti in un unico bacile e mischiati grazie all’aggiunta di vino. Si cuoce il tutto a fuoco lento per quasi tre ore, aggiungendo qualche altra spezia a piacere ogni tanto. Se ben conservata in vasi di stagno, agitandola ogni tanto, la teriaca poteva conservarsi per ben otto mesi!

Anche a Firenze, l’ospedale di Santa Maria Nuova affidava i suoi pazienti alle millantate proprietà della teriaca. Gli ingredienti per la sua realizzazione erano già elencati nell’inventario della spezieria del 1376, ma fu nel giro di un centinaio di anni che l’eluttuario divenne fondamentale: risale al 1465 un’ingente provvigione di pillole di teriaca da parte dei consoli dell’Arte dei Medici e Speziali, su ordine dei reggitori del Comune, per rifornire l’ospedale affinché fosse somministrata a tutti i ricoverati del Santa Maria Nuova. Da allora, chiunque si presentasse all’ingresso dell’ospedale, in via preventiva e a prescindere dai propri sintomi, avrebbe ricevuto una “pasticca” di teriaca.

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