Tobiolo e l’angelo

Un racconto di guarigione dalla malattia… grazie ad un pesce!

Ultimo aggiornamento: 14/04/2023 14:41

Non è improbabile imbattersi in quadri che raffigurano un fanciullo a spasso o, addirittura, a pesca con un angelo: si tratta di Tobiolo (conosciuto anche come Tobia) e dell’arcangelo Raffaele, i protagonisti del Libro di Tobia tratto dall’Antico Testamento della Bibbia.

Il giovane Tobiolo era stato incaricato di riscuotere un debito a nome del padre Tobi, divenuto cieco, che però gli avrebbe richiesto un lungo e periglioso viaggio. Poiché suo padre era sempre stato un uomo molto devoto, Dio inviò sulla terra l’arcangelo Raffaele sotto le mentite spoglie del giovane Azaria, affinché si proponesse come compagno di viaggio ed esperta guida di Tobiolo.

Proprio durante una sosta al fiume Tigri, quest’ultimo venne aggredito da un pesce di dimensioni mostruose. Azaria-Raffaele, con molta calma e senza addentrarsi in particolari spiegazioni, consiglia al ragazzo di estrarre il fiele, il cuore e il fegato della creatura prima di proseguire il viaggio.

Successivamente i due giungono a Ecbatana, dove Tobia riscuote il debito del padre e sposa Sara, dopo averla liberata dal demone Asmodeo. Il vero e proprio miracolo, però, avviene alla fine dell’avventuroso viaggio: una volta tornati a casa, Raffaele invita Tobiolo a spalmare il fiele del pesce sugli occhi del padre per fargli riacquisire la vista e, infine, rivela la sua natura angelica.

Il soggetto ebbe molto successo a Firenze nel Rinascimento. Indubbiamente la storia del giovane figlio che intraprende un lungo viaggio per saldare gli affari del padre era un tema che toccava da vicino i mercanti fiorentini. Il modello iconografico di riferimento divenne presto l’opera di Andrea del Verrocchio conservata alla National Gallery di Londra.


Il racconto ha un forte valore spirituale, poiché l’obiettivo finale del luogo e difficile percorso è la guarigione dalla malattia del padre. Si tratta dell’unico momento biblico in cui l’Arcangelo Raffaele rivela il suo nome, che significa letteralmente “Dio ha guarito”, e che lo canonizza come protettore della salute e della guarigione.

Inoltre, la scelta del pesce come medicinale magico non è casuale bensì è legata alla simbologia cristologica. Il termine greco ichthys, che significa letteralmente “pesce”, era utilizzato dai primi cristiani come acronimo dell’espressione “Gesù Cristo figlio di Dio salvatore”.

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