La Rosa canina

Proprietà curative e simbologie antiche

Ultimo aggiornamento: 4/07/2024 12:31

Nel Chiostro delle Medicherie dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, parte integrante del percorso museale che racconta la storia dell’antico nosocomio, nel periodo estivo sono sbocciati i piccoli fiori di un’erba officinale: la Rosa canina. Si tratta della specie di rosa spontanea più comune in Italia e si trova facilmente nelle siepi e nei boschi. Talvolta viene chiamata rosa di macchia, oppure rosa selvatica.

Secondo la tradizione, il medico Linneo scelse questo nome per la pianta  perché Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, affermava che un soldato romano fosse guarito dalla rabbia, trasmessa dal morso dei cani, con un decotto delle sue radici. In realtà, anche nell’Antica Grecia si parlava di “kunorodon”, letteralmente “rosa canina”, forse perché le spine della pianta ricordano i denti dell’animale.

I suoi piccoli petali rosa e bianchi fioriscono da maggio a luglio, mentre la maturazione delle sue bacche rosse e carnose avviene tra ottobre e novembre.

Fin dall’antichità era stata considerata un prezioso medicinale: gli Assiri e i Greci la usavano come tonico, mentre il medico e filosofo medievale Avicenna la riteneva efficacie nella cura della tubercolosi.

Oggi è risaputo  che la Rosa canina ha proprietà antinfiammatorie, contiene vitamina C ed aiuta l’assorbimento di calcio e ferro.  I suoi frutti hanno funzione astringente intestinale, proprietà di cui si erano accorti anche i nostri antenati. Inoltre, il decotto della pianta è utilizzato in cosmetica: l’estratto delle bacche, usato in crema, svolge un’azione protettrice e lenitiva che sfiamma la cute, oltre a tonificare il viso.

Nel corso dei secoli, la rosa è entrata anche a far parte della simbologia cristiana come il fiore di Maria: nata immacolata, è definita “rosa senza spine” come quelle che Sant’Ambrogio credeva che crescessero nel Paradiso terrestre prima del peccato originale. In particolare, però, sono stati i frutti rossi della Rosa canina a divenire simbolo del Cristo crocifisso e della sua Passione nella cristianità.

Infine, non scordiamoci anche dell’ambito culinario: le bacche sono utilizzate anche in cucina per la preparazione di deliziose marmellate!

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