
A sue spese la costruzione dell’altare della chiesa di Sant’Egidio
Sicuramente è interessante evidenziare il suo ruolo nel periodo di grandi trasformazioni architettoniche di Santa Maria Nuova e della Chiesa di Sant’Egidio. “Zelante del culto divino, ornò a sue spese di marmi la tribuna della chiesa di Santa Maria Nuova, e vi costruì l’altare maggiore che tuttora vi esiste, ricco di preziosissimi marmi, ma barocco, come voleva il gusto del tempo”. I lavori riguardarono non solo l’altare, ma nel 1650 anche le parti lapidee della chiesa: “…col disegno dell’architetto Pieratti fece ingrandire di bel nuovo la Fabbrica, ed incominciare la nuova Chiesa che ornò nella esterna prospettiva di pietre serene”. Subito attento e parsimonioso amministratore, il 30 maggio 1645 il Ricasoli, con il consenso dell’Auditore granducale, senatore Vettori, affrontò il disagio, lamentato dai pazienti, “che la povera gente, che viene all’Ospedale per curarsi delle sue infermità, patisca assai, per avere a stare tre, e quattro per letto”. Da poco nominato monsignor Ricasoli probabilmente non se la sentì di modificare la tradizione dei “letti collettivi”, risalente sicuramente al medioevo. La decisione fu dunque rimandata per ragioni di spazio e di bilancio.
Ma di questo spedalingo ci resta ancora oggi, coi bellissimi marmi e pietre dure in “commesso fiorentino”, l’altare e il suo sepolcro in Sant’Egidio, voluto (e pagato) direttamente dal Ricasoli. Mandato a Pisa dal Granduca “per riordinarvi lo spedale ridotto in pessimo stato”, il Nostro vi morì di tifo il 5 dicembre 1654. L’11 dicembre “fu riposto nella sepoltura fattasi fare da lui medesimo in vita, accanto all’Altare Maggiore”. E lì ancora riposa.