Un fenomeno scientifico spiegato come agiografia
Il 10 agosto di ogni anno si aspetta intrepidamente la Notte di San Lorenzo per vedere le stelle cadenti: in realtà, è errato indicare così il fenomeno, poiché si tratta del passaggio dello sciame meteorico delle Perseidi.
Questo spettacolo astronomico è sempre stato apprezzato fin da tempi antichissimi: sembrerebbe che sia stato osservato per la prima volta dai cinesi nel 36 d.C.!
Tuttavia, le spiegazioni che si sono succedute nel corso dei secoli riguardo il suo accadimento non erano prettamente scientifiche… Nell’Antica Grecia le scie luminose erano state associate alla trasformazione di Zeus in pioggia dorata per unirsi a Danae (dal cui incontro sarebbe poi nato l’eroe Perseo).
Successivamente, però, il Cristianesimo vi associò la storia di San Lorenzo, il diacono martirizzato il 10 agosto del 258 d.C. a seguito di un editto dell’imperatore Valeriano.
Lorenzo era stato condannato a morte dopo essersi rifiutato di consegnare al prefetto romano i tesori della Chiesa – che, intanto, aveva distribuito ai malati e ai poveri. Venne predisposta una graticola al di sopra di carboni ardenti e qui il diacono venne arso vivo. Infatti, riconoscere il santo in un’opera d’arte risulta piuttosto semplice perché la graticola è divenuto il suo attributo iconografico, come si può osservare in un’opera conservata nella sale della Direzione Generale dell’ospedale di Santa Maria Nuova: nella tavola trecentesca di Niccolò di Tommaso, San Lorenzo si trova a destra in primo piano.
Le scie, dunque, rappresenterebbero le lacrime versate del santo o, addirittura, i carboni ardenti su cui fu bruciato.
Anche Giovanni Pascoli, a suo tempo incantato dalla visione del cielo così illuminato, ci racconta questa associazione al santo in un passaggio della sua poesia X agosto:
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla…