Le opere dello sculture manierista per l’ospedale
Il grande scultore conosciuto come Giambologna, non solo non si chiamava così, ma ebbe anche una proficua collaborazione con l’ospedale di Santa Maria Nuova alla fine del XVI secolo.
Nato nelle Fiandre col nome di Jean de Boulogne, arrivò a Roma nel 1550 per studiare le statue antiche e gli artisti moderni, in particolare Michelangelo. Pochi anni dopo si trasferì a Firenze, dove trovò l’ospitalità e la protezione del colto e nobile collezionista Bernardo Vecchietti: questa amicizia fu decisiva per il giovane fiammingo, perché lo introdusse alla corte medicea del futuro granduca Francesco I.
Nonostante la presenza sulla scena di altri grandi artisti, come Baccio Bandinelli o Benvenuto Cellini, Giambologna è ricordato come il più importante scultore manierista a Firenze: segno caratteristico della sua opera le cosiddette “figure serpentinate”, corpi intrecciati in composizioni complesse e dinamiche, quasi innaturali, esaltate dall’espressività dei volti e dall’uso dei panneggi.
Il fiammingo si ritrova a lavorare al Santa Maria Nuova in un periodo particolare: negli anni Settanta del Cinquecento, lo spedalingo Filippo Guilliccioni e il granduca Francesco I decidono di rinnovare l’ospedale con un ambizioso progetto di ristrutturazione, affidato a nientemeno che all’architetto Bernardo Buontalenti. In quegli anni al cantiere appena avviato collaborano anche il pittore Alessandro Allori e, per l’appunto, il Giambologna.
Il suo primo importante intervento di quest’ultimo è proprio a fianco del Buontalenti, nella realizzazione dell’altare maggiore della Cappella del Sacramento, ovvero la cappella della corsia maschile – che nel progetto dell’architetto assumerà finalmente la forma di una croce.
Di quell’intervento eseguito tra il 1575 e il 1591 purtroppo rimane molto poco nell’attuale ospedale. L’altare, in marmo di Carrara, oggi si trova nel coro della Chiesa di Santo Stefano al Ponte, dove venne trasferito a seguito dei cantieri Ottocenteschi per la modernizzazione e la secolarizzazione dell’ospedale. Però, all’interno di ciò che resta della cappella della corsia maschile sono rimaste delle sculture del Giambologna: si tratta di due figure femminili con cornucopie, adagiate attorno allo stemma mediceo.
Infine, anche la Chiesa di Sant’Egidio, antico luogo di culto dell’ospedale, ospita un’opera riferibile allo scultore manierista. Sull’altare maggiore, infatti, svetta un Crocifisso di cartapesta eseguito da Antonio Susini su disegno del grande maestro. Nel 2018/2019 l’opera è stata sottoposta a restauro grazie alle attività della Fondazione Santa Maria Nuova ETS.